Il ritratto consiste nella rappresentazione di una persona, secondo le sue reali fattezze. Il soggetto ritratto può essere anche l’artista stesso ed in questo caso la definizione è quella di autoritratto. Questo tipo di definizioni, potrebbero in qualche modo essere vincolanti rispetto ad una precisa rappresentazione di tipo realistico, ma in realtà il ritratto non è mai una semplice riproduzione meccanica. Ad entrare in gioco sono, infatti, molteplici fattori legati soprattutto alla sensibilità dell’artista, capace di interpretare le fattezze secondo il suo personale gusto in accordo, ma a volte anche fortemente in contrasto, con le caratteristiche del tempo in cui opera. La storia del ritratto è molto antica, praticato ampiamente o rifiutato nel corso dei secoli, si è evoluto e trasformato in parallelo ai cambiamenti culturali della società.
L’impulso che spinge al ritratto è di tipo primordiale, il desiderio di fissare una determinata persona nell’eternità. Esso può essere il più possibile vicino al vero, cioè di tipo fisionomico, oppure riportare dei semplici elementi che permettano di riconoscervi una data categoria, o ancora, l’artista può cercare di ricostruire un volto nelle sue fattezze e nella sua psicologia, in base alle informazioni in suo possesso.
Per le civiltà del passato, il ritratto fu soprattutto quello di tipo ufficiale, di rappresentanza, non sempre fisionomicamente coerente alla realtà, ma il nome del sovrano, o dell’imperatore di turno che gli veniva apposto era sufficiente a riempirne il significato.
Con i greci e i romani per la prima volta il ritratto fisionomico entrò e fare parte dell’immaginario artistico e per quanto riguarda l’antica Roma, ad essere rappresentati non furono più soltanto i grandi imperatori, ma a poco a poco si fecero strada anche i ritratti dei personaggi più abbienti della classe borghese e dirigente, legati al culto degli antenati. Le immagini si fecero viva via sempre meno idealizzate, fino ad una rappresentazione sempre più esasperata della realtà.
Durante il Medioevo, il forte sentimento religioso fece scomparire quasi del tutto la pratica del ritratto, in favore della rappresentazione di soggetti sacri. Divenne in uso però, da parte dei donatori e finanziatori di queste opere d’arte, farsi ritrarre acanto ai personaggi sacri.
Il Rinascimento, con il suo ritrovato interesse verso l’uomo, fu un momento di svolta per il genere del ritratto. Attorno alla metà del Quattrocento, rinacque il ritratto privato, il quale divenne lentamente un genere autonomo. I piccoli ritratti miniati, o dipinti, che circolavano tra una corte e l’altra, divennero strumento per diffondere le effigi anche allo scopo di intessere rapporti matrimoniali. Il fine del ritratto rinascimentale, il quale manteneva quasi sempre un velo simbolico ed idealizzato, era quello di mostrare il prestigio e la ricchezza del soggetto ritratto, accompagnato da una serie di elementi iconografici che ne attestassero le qualità morali, culturali o psicologiche.
Una volta “sdoganato” il genere del ritratto privato continuò a svilupparsi, sempre accanto a quello di rappresentanza, nelle diverse epoche, piegandosi ai cambiamenti dello stile e delle cultura, seguendo l’evolversi della società.
Con l’inizio del Novecento, anche le avanguardie si dedicarono a questo genere, attraverso un linguaggio che divenne sempre meno naturalistico. Ad essere dominante fu l’interesse verso l’interiorità e la psicologia dell’individuo e sempre più libera divenne la creatività attraverso la quale esprimerla. Con la metà del secolo l’interesse per il ritratto andò diminuendo a causa della crescente diffusione del linguaggio astratto. La produzione di ritratti fu così in buona parte affidata alle sperimentazione fotografiche, anche se restano ancora oggi molti artisti attratti da quell’affascinante ed infinito mondo che sta dietro ad un volto umano.
Vi presentiamo le opere di una serie di artististi, i quali hanno interpretato il genre del ritratto ognuno attraverso il suo personalissimo modo. Dalle leggere figure femminili di Emila Sirakova, a quelle più squillanti di Remo Brindisi e Salvatore Fiume, passando attraverso i celebri Andy Warhol e Giovanni Fattori e molti altri ancora.