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I Periodi di Picasso: l’arte come specchio dell’esistenza

Pablo Picasso è probabilmente uno degli artisti più famosi al mondo. La sua produzione artistica una delle più varie e più prolifiche. Per tutti gli anni della sua carriera infatti, attraverso i suoi numerosi cambiamenti stilistici, conosciuti come “periodi”, Picasso ha indubbiamente dimostrato di essere un’artista poliedrico capace di confrontarsi con qualsiasi espressione artistica, ma anche quanto l’arte di ogni artista sia di fatto connessa alle personali esperienze di vita.

 “A tredici anni dipingevo come Raffaello. Ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino”. P.P.

Pablo Picasso,”Poveri in riva al mare”, 1903. Photo Credits: Cleveland Museum of Art

Nel 1900 il primo viaggio a Parigi gli permette di conoscere tutte le grandi personalità della scena artistica parigina e di dare inizio alla sua carriera artistica. Il suo primo periodo “famoso” però risale al 1901 quando, tornato a Barcellona, viene a conoscenza del suicidio commesso dal suo amico Carlos Casagemas. Il momento di sconforto causato da questo evento segna infatti l’inizio del “periodo blu”. Durante il periodo blu Picasso da forma, attraverso le sue opere, a tutto il suo dolore, alla malinconia e alla perdita di fiducia verso il mondo che stava vivendo in quel momento. Si tratta di un periodo cupo, dove i soggetti rappresentati sono i suoi amici ma anche i poveri, gli anziani, coloro che hanno abbandonato ogni speranza nei confronti della vita. La tavolozza si limita alle sfumature di toni del blu, con qualche accenno di bianco e di nero; la composizione si fa semplice. Abbandona i temi della colorata vita parigini appena scoperta per esprimere e dare una voce alla sua sofferenza. In più, nonostante la sua fama stesse crescendo, nel 1902 Pablo Picasso attraversa un momento di povertà, che incide ulteriormente su questo periodo di depressione.

 Il periodo blu termina storicamente nel 1903, quando le opere di Picasso iniziano a mutare, i colori si fanno meno cupi, i soggetti cambiano.  Nel 1904 poi il trasferimento definitivo a Parigi e il passaggio al “periodo rosa”. Per Picasso “periodo rosa” è la rinascita dopo un momento di crisi, il trasferimento in una nuova città che in quel periodo era il fulcro dell’arte internazionale, una vita e una serenità ritrovata. I toni sono chiari e caldi, quelli del rosa; i temi e i personaggi quelli del circo, i saltimbanchi e le maschere.

Pablo Picasso, “Famiglia di acrobati con scimmia”, 1905. Photo Credits: Gothemburg Museum of Art

Un periodo tuttavia breve, che nel 1906 comincia ad essere influenzato da un nuovo interesse dell’artista. Definibile anche come periodo africano, Picasso inizia a scoprire “l’arte negra”, derivante dalla cultura africana e polinesiana. Ai suoi occhi, questa era da una parte un’arte semplice, spontanea, svincolata dai condizionamenti sociali, dall’altra era carica di tutte quelle forme, sfaccettature e angoli che tanta parte avranno nel successivo periodo cubista di Picasso.

Da questo momento in poi, inizia infatti un momento di sperimentazione che darà forma alle più celebri creazioni di Picasso: opere come, ad esempio, “les Demoiselles d’Avignon” e “Guernica”. Nel 1907, le forme scoperte durante “l’epoca negra” vengono riproposte all’interno di una struttura pittorica completamente nuova. Il quadro de “Les Demoiselles d’Avignon” raffigura un gruppo di donne dipinte in modo frammentato, che lascia riconoscere le forme dei corpi e dei volti, riproponendoli tuttavia in un modo “sbagliato”, quasi deforme.

Tra i quadri di Picasso, questo racchiude tutte le sue future ricerche formali.

Infatti, per Picasso periodo cubista equivale alla sperimentazione di un metodo di pittura capace di rappresentare contemporaneamente tutte le facce di un oggetto. La figura viene “aperta” e appiattita così da poterne mostrare tutti i lati contemporaneamente: profondità e struttura dell’immagine non vengono più date dalla prospettiva classica, ma dalla possibilità dell’occhio di poter osservare tutte le parti di un oggetto nello stesso momento.

Pablo Picasso, “Ritratto di Ambrose Voillard”, 1910. Photo Credits: Museo Puskin, Mosca

Con il cubismo Picasso e Braque (altro artista fondatore del movimento) ribaltano completamente tutte le regole dell’arte creata fino al quel momento. I primi anni del XX secolo sono anni pieni di innovazioni, scoperte e nuovi movimenti artistici. E Picasso e Braque sono tra i primi a rispondere a questi anni di fermento. Tuttavia anche il periodo cubista di Picasso è relativamente breve, concludendosi intorno al 1914 con gli inizia della prima Guerra, anche se la frammentazione e la raffigurazione “scorretta” delle parti rimarranno aspetti fondamentali della sua arte.

Tra il 1914 e 1918 si può notare un periodo di transizione. Sono gli anni della guerra, e se da una parte Picasso continua a sperimentare, dall’altro è visibile un ritorno ad una pittura più tradizionale. Tale ritorno non è assolutamente casuale ma, come tutta la produzione artistica di Pablo Picasso, è legato ad accadimenti contingenti. Complice infatti è un viaggio in Italia che l’artista compie nel 1917, dove l’artista scopre la storia artistica del paese e il suo legame con l’antica arte classica: fattori che lo riportano appunto ad una rappresentazione tradizionale e monumentale.

Tuttavia anche questo periodo classico finisce quando, nel 1925, l’artista entra in contatto con il movimento Surrealista, altra influenza fondamentale: da questo momento la frammentazione formale diventa anche chiave di espressione per sentimenti ed emozioni. Se infatti per Pablo Picasso l’arte è sempre stato un modo per rendere visibile il suo modo di vedere e di sentire, lo studio psicologico ed onirico portato avanti dal movimento surrealista porta l’arte di Picasso ad un livello successivo, in cui la forma diventa veicolo di sensazioni.

La celebre opera di Picasso “Guernica” fornisce un esempio perfetto per notare questo nuovo legame tra arte e vita, forma e sentimento. “Guernica” fu realizzata nel 1937 e rappresenta il bombardamento e la distruzione della piccola città spagnola (Guernica) avvenuta il 26 aprile dello stesso anno. Un’opera di denuncia contro le atrocità della guerra, il dolore, la perdita di umanità che il mondo stava vivendo in quegli anni. L’opera è sui toni cupi del bianco e nero ed è realizzata secondo una struttura cubista, spezzata, in cui lo sfondo si annulla per dare visibilità a tutti i frammenti. Innumerevoli soggetti si accavallano, rappresentando le parti coinvolte nello scontro. Ma ciò che veramente colpisce è l’incredibile dolore trasmesso dal dipinto. In quest’opera la frammentazione e la distorsione sembrano quasi trasmettere fisicamente la sofferenza dei personaggi. Le gambe e le braccia spezzate dipinte in posizioni innaturali, gli occhi troppo vicini e le bocche troppo sproporzionate sono ciò che, paradossalmente, rendono reale questo dipinto. Picasso, attraverso la distorsione delle forme, fa sentire sulla pelle delle sensazioni reali.

Pablo Picasso, “Guernica”, 1932. Photo Credits: Museo Reina Sofia, Madrid
Pablo Picasso, “Donna che piange”, 1937. Photo Credits: Tate Modern, Londra

Questo è visibile anche nelle opere successive: per esempio in “Donna che piange” si nota come la distorsione del visto trasmetta tutto lo strazio della donna; oppure come, nelle opere “Donna con i capelli biondi” o “Il sogno”, l’innaturale braccio che parte dai capelli- nel primo caso- o la scorretta posizione di spalla e collo -nel secondo- rendano in realtà la sensazione di rilassatezza e comodità durante il sonno.

“Ognuno vede se stesso a modo suo, non è forse vero? Le deformazioni semplicemente non esistono. Daumier e Lautrec vedevano i volti diversamente da Ingres o Renoir, e questo è quanto. Per quanto mi riguarda, io la vedo così.”

Pablo Picasso, “Donna con i capelli gialli”, 1931. Photo Credits: Thannhauser collection, Guggenheim Museum, New York

Questo legame tra figura e sensazione è da interpretare anche in senso più esteso. I sentimenti trasmessi dei personaggi delle opere sono si dei personaggi stessi, ma sono anche riflessi dell’artista. Come il periodo blu era stato il frutto di una perdita e della sua metabolizzazione, o “Guernica” il risultato di una scelta morale e politica, così l’evoluzione dello stile pittorico, soprattutto negli ultimi decenni, rispecchia quasi pedissequamente lo stato, fisico e morale, di crescita e decadimento di Picasso stesso nel corso degli anni. Nelle opere più tarde si può vedere un imbruttimento crescente delle figure rappresentate, una spigolosità maggiore delle forme… di nuovo lo specchio di un uomo che stava invecchiando.

Con la sua arte Pablo Picasso ha voluto dare la sua personale lettura del mondo; non tanto un’interpretazione, quanto la rappresentazione di come le persone e gli eventi apparivano ai suoi occhi. Un’arte strettamente connessa con ciò che l’artista viveva e provava. Un’arte a prima vista quasi astratta che però, attraverso forme e figure, è riuscita e ancora riesce a trasmettere emozioni che trascendono il mondo fisico del reale.

Pablo Picasso, “Autoritratto, 2 Luglio 1972”. Photo Credits: Estate of Pablo Picasso Artists Rights Society (ARS), New York
Pablo Picaso, “Autoritratto 3 Luglio 1972”. Photo Credits: Estate of Pablo Picasso Artists Rights Society (ARS), New York

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