Chiari Giuseppe

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Giuseppe Chiari, compositore ed artista concettuale, nacque a Firenze nel 1926. Nella città natale, accanto agli studi universitari in matematica ed ingegneria, iniziò a dedicarsi alla musica, sua grande passione, studiando pianoforte e composizione, con l’intento di diventare un pianista di musica jazz. L’attività musicale iniziò nel 1947, parallelamente a quella di scrittura critica d’arte visiva e di musica e del 1950 sono le sue prime composizioni. Crebbe in lui anche l’interesse per le moderne ricerche sperimentali di musica visiva, giungendo a promuovere, nel 1961, l’associazione Vita musicale contemporanea. Fondamentali per la sua formazione furono i confronti con le ricerche di poesia concreta del Gruppo 70 e con il movimento internazionale Fluxus, al quale l’artista aderì partecipando, nel 1962, al Fluxus internationale Festspiele neuester Musik di Wiesbaden.
Partecipò ad importanti rassegne collettive, come ad esempio Documenta 5 a Kassel, nel 1972, e a diverse edizioni della Biennale di Venezia. Inoltre, eseguì numerosi concerti e performances in Europa e negli Stati Uniti.
Egli fu sostenitore della necessità di interazione tra musica, linguaggio, gesto ed immagine, elaborando un sistema espressivo-musicale costituito da brevi brani, i quali confluendo di volta in volta senza un ordine prestabilito, diedero corpo a complesse pièces musicali. L’intento fu quello di esaltare la libertà espressiva ed il concetto di indeterminazione alla base del fare artistico. Compose così “musica d’azione”, basata su un complesso metodo di esecuzione, infatti, accanto agli strumenti tradizionali, si servì di elementi sonori casuali, assunti come componenti essenziali del suo linguaggio musicale. Casualità ed improvvisazione le costanti della sua ricerca.
Sulle prime partiture i segni delle note o le rappresentazioni grafiche dei gesti da compiere assunsero un’evidenza visiva tale da trasformarle quali vere immagini autonome. Seguirono mezzi di rappresentazione diversi come: collages, soluzioni pittorico-gestuali elaborate con segni, scritte e timbrature su pentagrammi, spartiti e fotografie. Il linguaggio dei collages, in particolare, giunse alla piena maturazione tra gli anni Ottanta e Novanta. Chiari non si limitò ad incollare fogli di giornale, strisce colorate, adesivi o spartiti musicali, ma anche strumenti musicali come chitarre e violini, alla ricerca di una possibile contaminazione tra visualità e sonorità intrinseca dello strumento, anche se spesso privato della sua funzione primaria.
Giuseppe Chiari si dedicò anche alla scritttura, tra i suoi testi: Musica senza contrappunto (1969); Senza titolo (1971); Musica madre (1973); Teatrino (1974); Arte (1974); Metodo per suonare (1976); Aesthetik (1984); Dubbio sull’armonia (1990); Musica et cetera (1994).
Si spense a Firenze nel 2007.

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