Cassinari Bruno

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Bruno Cassinari (1912-1992) nacque a Gropparello, in provincia di Piacenza ed iniziò la sua formazione artistica presso l’Istituto Gazzola di Piacenza negli anni Venti, periodo al quale fece seguito il trasferimento a Milano, dove seguì i corsi presso l’Umanitaria, la scuola del Castello Sforzesco. Successivamente, dal 1934, frequentò l’Accademia di Brera, dove si diplomò nel 1938, sotto la guida di Aldo Carpi.
Dopo aver vinto, nel 1939, il premio Littoriali, nella città di Milano egli fu coinvolto dal clima che animava il gruppo di Corrente, con il quale espose presso la Permanente e presso la Galleria Grande, rimanendo sempre in contatto con esso lungo tutto il corso della propria carriera.
Al 1941 risale l’allestimento della sua prima personale tenutasi nella Bottega degli artisti di Corrente ed accompagnata dalla presentazione di Elio Vittorini. Seguì la premiazione con il III Premio di Bergamo, manifestazione nella quale, l’anno successivo, si impose come uno degli artisti più significativi del suo tempo, tra coloro il quali desideravano staccarsi dal rigore del gusto ufficiale.
Negli anni successivi proseguì la sua attività espositiva, che riprese anche dopo la seconda guerra mondiale, motivata anche dal fatto che, nel 1946, aderì alla Nuova Secessione Artistica sviluppatasi a Venezia, allontanandosene però prima che questa si costituisse in Fronte Nuovo per le Arti.
Dopo un soggiorno francese, attraverso il quale ebbe modo di conoscere Picasso, tornò poi in Italia dove espose presso la XXV Biennale di Venezia, nel 1950, dove venne consacrato tra i maggiori pittori italiani. Le partecipazioni alle Biennali veneziane si riproposero con successo lungo tutto i corso della sua carriera.
L’attività espositiva di Cassinari fu sempre molto fervente, portandolo a partecipare alle più importanti manifestazioni artistiche italiane ed estere, come la Biennale di San Paolo e la Kurt Valentin a New York, entrambe nel 1953, ottenendo sempre premi, riconoscimenti e un notevole successo di pubblico e critica.
Nel 1954 venne allestita una sua personale presso la Galleria Il Milione di Milano, seguita da un’ulteriore personale alla Nordisk Kunsthandel di Copenaghen.
Accanto all’attività di pittore si occupò anche delle scenografie e dei costumi per il balletto España, di Emmanuel Chabrier, svoltosi al teatro La Scala di Milano. Inoltre, partecipò all’Esposizione Mondiale Documenta di Kassel.
All’VIII Mostra Nazionale Premio del Fiorino di Firenze, nel 1957, ottenne il Diploma aureo della città. Si susseguirono senza sosta partecipazioni a concorsi e manifestazioni, anche al di fuori dei confini nazionali, come Londra, Monaco e Berlino, dove organizzò importanti mostre personali, promuovendo la propria arte con un notevole successo.
Per l’editore Cappelli di Bologna eseguì la copertina del saggio di Anna Frank “Il mago e altri racconti”.
Contemporaneamente alla sua attività espositiva, nel 1962, gli venne commissionata un’importante opera per la chiesa di Santa Barbara a Metanopoli, La Madonna della Speranza, la quale venne collocata nella sua sede nel 1966.
La sua attività continuò senza sosta, toccando importanti mete internazionali, al fianco di artisti di grande levatura. Nel 1968 l’editore e stampatore De Tullio di Milano pubblicò una cartella con trentacinque, tra acqueforti ed acquetinte, sistema produttivo dell’artista, alternativo alla pittura tradizionale, molto apprezzato dalle case editrici che se ne servirono come illustratore. Tra questi lavori ci fu l’illustrazione del Satyricon di Petronio per l’Editore Palazzi di Milano, disegni che successivamente, nel 1972, presentò presso la Galleria Pace di Milano. La casa editrice Electa pubblicò inoltre una monografia su Cassinari curata da Carlo Pirovano, la quale venne tradotta anche in francese nel 1970.
Negli anni Ottanta, ormai al culmine della sua carriera, continuò a partecipare ad esposizioni personali e collettive, e diverse furono le mostre antologiche a lui dedicate quando ancora egli era in vita, come quella promossa dalla sua città natale, nel 1983, presso Palazzo Farnese, nella quale oltre ai dipinti furono esposte sculture, incisioni e disegni. L’ultima personale, svoltasi quando l’artista era ancora vivente, si tenne alla Galleria Montrasio di Monza nel 1992.
Morì improvvisamente nel proprio studio nel 1992, ma le sue opere non cessarono di essere esposte con frequenza presso le più importanti manifestazioni artistiche italiane, attraverso mostre antologiche a lui dedicate.

Il lavoro di Bruno Cassinari fu sempre largamente sostenuto dalla critica ufficiale, ottenendo anche un grande successo di pubblico, testimoniato dalle importanti commissioni da parte di enti ed istituzioni pubbliche e private ottenute dall’artista. Attraverso i volumi monografici a lui dedicati è inoltre possibile, avere un’idea di quella che fu la vulcanica produzione dell’artista, il quale spaziava dalla pittura alla scultura, passando attraverso l’illustrazione di volumi e la grafica. Caratteristiche dell’opera di Cassinari sono le figure femminili, i paesaggi e le marine, costruite con un tratto essenziale ed arricchite da un’accesa cromia. Partendo dall’attenzione verso il Fauves e l’Epressionismo tedesco, si avvicinò gradualmente ad un linguaggio di stampo Cubista. Egli sembra meditare profondamente sulle proprie produzioni, utilizzando il colore come principale strumento espressivo, sia quando questo si accende in tonalità squillanti, sia quando esso sprofonda in cromie più buie. Il suo modo di porre i colori in contrasto piuttosto che di accostarli in cromie graduate, colpisce inevitabilmente lo spettatore. La sua pennellata è decisa, violenta, costruisce le forme attraverso rapide campiture di colore, in grado di colpire gli animi, con quello che la critica ha definito “gesto-colore”.

Anna Caterina Bellati:
“La grande attitudine poetica di Cassinari con l’andare del tempo si sviluppa nella direzione del gesto-colore che delimita l’ambito dello sguardo. Nel lavoro degli anni Cinquanta lo spiccato senso plastico che aveva accomunato la sua forma pittorica a quella degli amici di Corrente assume un virtuosismo appassionato che prima non c’era. Le forme, pur scomponendosi in aree architettonicamente definite hanno addosso la liquidità del colore che scivola sul segno e mescola i confini reali delle cose. La connotazione dell’oggetto perde d’importanza. Così il mare può trasformarsi in una sorta di natura morta; il volto di una donna ha molti occhi, ma sempre lo stesso sguardo fisso mentre il mondo le gira attorno, un cavallo galoppa oltre i confini del disegno che lo imprigiona, ma le sue zampe sono bloccate eternamente in quel movimento di fuga. Oltre il sogno di Corrente alla fine Cassinari trova una patria di sua esclusiva appartenenza in cui ciò che ha appreso durante gli anni di Brera resta come perenne monumento alla storia dell’arte italiana e per certi versi europea, ma declinato in un insistente, talvolta ossessivo ritorno al proprio cuore. Gropparello, la madre, Picasso, il mare. In un’onda lunga che dopo oltre dodici anni dalla sua scomparsa lascia nelle orecchie un rumore leggero. Come una morbida carezza”.

Quotazioni di Bruno Cassinari e prezzi della galleria