ESTRATTO | DEODATO ARTE MAGAZINE N°2 | Christian Gangitano

Deodato Arte Magazine N°2
Deodato Arte Magazine N° 2, Novembre/Dicembre 2016, pag. 12. Immagine: Tomoko Nagao, il Quarto Stato ©2016 TOMOKO NAGAO

L’Europa e l’Italia, con la Francia per prima, vivono già dagli inizi del 900, quindi da tanto tempo ormai, la fascinazione di quel gusto estetico che viene ancora chiamato il “Japonism”. L’inizio di questa “influenza” e fascinazione si deve all’arrivo delle prime stampe Ukiyoe e di molta oggettistica (forma d’arte per il Giappone di quei tempi, dove non vi era differenza tra belle arti, fine art e artigianato) con i mercantili dopo l’apertura del Giappone al commercio internazionale attuata nel 1854 con la minaccia delle 4 navi da guerra americane nella baia di Tokyo, al comando del Commodoro Perry, denominate dai giapponesi “Balck Ship, KuroFune”.

Da allora la cavalcata dell’immaginario e dell’estetica proveniente dal Giappone non si è mai fermata, dalle suggestioni di Monet e Van Gogh fino all’apoteosi con intere generazioni ammaliate dal 1974/ 76 in poi da Manga, anime, da nuovi eroi e personaggi che a partire dai Grandi Robot “Mecha” come Goldrake, Gig Robot e Mazinga oppure eroine come Lady Oscar e Candy Candy, Heidi etc… e poi con i videogames hanno lasciato un segno indelebile, entrando per sempre nell’immaginario colletivo dei ragazzi italiani e occidentali, soprattutto nel gusto estetico di intere generazioni di creativi, curator, appassionati d’arte.

Si tratta di un segnale molto significativo, che va intercettato e che ci dice che gli appassionati d’arte in Italia e in Europa hanno voglia di novità, di fruire di un’arte di impatto immediato, accessibile e con riferimenti iconografici più familiari e attuali riconoscibili nelle ultime tendenze artistiche dal giappone visionario che abbiamo chiamato “JapanPOP“. L’arte contemporanea pop giapponese procede in continuità coerente con le stampe del periodo Edo “Ukiyo-e” con opere dei grandi maestri, precursori della POP art più di 200 anni prima di Warhol come Hokusai, Utamaro, Suzuki Harunobu, Hiroshige, Utagawa Kuniyoshi riprodotte su stampe accessibili a tutti e reperibili nell’antica EDO (l’attuale Tokyo) anche nei quartieri del piacere “Yoshiwara” e con le migliori espressioni artistiche anche su elementi di arredo (come i FUSUMA, pareti mobili delle case e dei templi o i paravento), una poetica e una cifra stilistica inconfondibili che hanno da sempre portato l’arte e un gusto estetico alto su oggetti di uso comune e luoghi a portata di tutti, nella vita quotidiana, come bene esprime il concetto Giapponese di GEIJUTSU, ovvero “l’abilità nel produrre cose artistiche” e che ritroviamo nel significato stesso della parola ARTE, belle arti, per i giapponesi: BIJUTSU, “arte per l’arte” parola composta con l’ideogramma che significa BELLEZZA, godimento estetico che migliora lo stato d’animo e innalza lo spirito e quindi, perché no, da far vivere e fruire ovunque.

Oggi la moda, la comunicazione, il web 2.0, l’arredo urbano sono elementi e veicoli perfetti per questo tipo di approccio alla diffusione dell’arte.

– Testo pubblicato sulla nuova edizione 2016 del catalogo “Japan POP, edopop e nipposuggestioni“, a cura di Christian Gangitano: classe 1972, milanese, conoscitore e promotore delle arti Pop e Neopop giapponesi, è critico d’arte, curatore indipendente e direttore creativo di importanti eventi di comunicazione attraverso le arti. È manager curatoriale dell’artista Tomoko Nagao e consulente per le arti pop della galleria Deodato Arte (Milano, Lugano, Hong Kong).

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