Manes Manuela

Pelagos, Migranti

Questa serie di opere ripropone il tema sempre attuale dei migranti che attraversano il Mediterraneo per sfuggire alla miseria e alla guerra. Ogni uomo, donna e bambino che abbandona il suo paese in vista dell’ignoto ha la sua storia, unica e particolare che però è nello stesso tempo universale, perché testimonia la condizione umana del migrante.
Con questa serie di opere, simili nelle forme, ma diverse nei colori e nei dettagli, Manuela Manes riesce a esprimere alla perfezione l’universalità della condizione umana che è insita nella storia dei singoli uomini e delle singole donne. È come se lo spettatore si ritrovasse ad ascoltare le testimonianze di diversi migranti, tutte diverse eppure tutte affini, perché accomunate dal medesimo destino.

Scomposizioni Sensoriali

L’artista Manuela Manes è instancabile nelle sue continue sperimentazioni: in questa serie di opere cerca di assegnare un colore e una forma alle sensazioni. In un gioco di scomposizioni sensoriali la Manes riesce a trasmettere impressioni pure comunicando direttamente con la sfera emotiva dello spettatore, senza la mediazione dell’intelletto. Si avvicina, così, alla musica tanto che le sue tele sembrano essere vere e proprie melodie.

Biografia
Manuela Manes, trentasette anni, è nata in provincia di Pordenone e vive a Milano. Laureata in giurisprudenza, ha lavorato nella comunicazione di grandi aziende. Studia e dipinge, soprattutto soggetti marini, astratti e concettuali utilizzando olio e acrilico. Da poco ha avviato anche l’attività di scultrice con materiali di risulta, prevalentemente relitti trovati sulla spiaggia.

Deodato Arte
Manuela Manes tramite i suoi dipinti riorganizza la comunicazione tra il proprio sé e l’autorialità, che a sua volta è comunicazione tra l’artista e il fruitore. Non ci sembra che sia la rappresentazione di un’emozione ciò che lei cerca (cosa che invece accomuna molti nostri artisti) ma piuttosto ci sembra che il vero oggetto e soggetto della spinta artistica sia l’indagine della posizione delle parti in gioco. Dove sono io, dove sei tu, dove è ciò che noi vediamo (e io rappresento); non una affezione verso la ricerca ma piuttosto un’indagine-gioco sulle posizioni. Manuela riesce incredibilmente a gettare un ponte tra la plasticità di una ricerca che può sfociare verso l’ovunque e la colorata certezza di un mondo che agli spiriti più semplici risulta tremendamente prevedibile.