Giorgio Morandi

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Giorgio Morandi (1890-1964) nasce a Bologna, primo di cinque figli, dimostra fin da bambino una precoce predisposizione per l’arte, di cui sono testimonianza alcuni piccoli dipinti, resi noti soltanto nel 1984.
Nel 1907 il giovane Morandi si iscrive all’Accademia di Belle Arti, dove frequenta diversi corsi consolidando le sue doti innate. Soltanto gli ultimi anni del suo percorso scolastico sono segnati da contrasti con alcuni professori dovuti al fatto che Giorgio Morandi ha sviluppato molto presto un proprio autonomo linguaggio pittorico.
Tra gli ispiratori, riconosciuti dallo stesso Morandi, che ne segnano la formazione vi sono Cézanne, Rousseau, Picasso e Derain, conosciuti soprattutto attraverso le riproduzioni delle loro opere su riviste di settore.
Contemporaneamente, però, sviluppa un interesse anche per la grande arte italiana del passato come: Giotto, Masaccio e Paolo Uccello, che ha modo di vedere durante il suo soggiorno a Firenze.
Negli anni 1913-1914 si interessa alla poetica futurista, entrando in contatto con alcuni diretti protagonisti della nota corrente artistica. Si ha, inoltre, notizia della sua partecipazione ad alcune delle serate futuriste di Modena, Bologna e Firenze.
Il 1914 è considerato, dalla critica, l’anno chiave per Morandi, il quale inizia ad esporre nella sua Bologna presso l’Hotel Baglioni, accanto ad altri artisti. La mostra diviene rapidamente oggetto di accese discussioni, in quanto vista come mostra secessionista, come atto di stampo futurista.
Una delle Nature morte presentate dall’artista, vengono esposte anche alla Prima Esposizione Libera Futurista alla Galleria Sprovieri di Roma. Successivamente, partecipa, dietro invito, alla Seconda Secessione Romana, dove ha modo di vedere numerosi dipinti di Matisse e Cézanne. Dunque, nonostante un’accertato interesse da parte di Morandi nei confronti del lavoro dei futuristi resta indubbia la sua totale indipendenza da tale movimento, mentre si dimostra più vicino culturalmente alle tenenze degli artisti d’oltralpe.
Oltre alla carriera di pittore, intraprende anche quella di insegnante di disegno presso le scuole elementari, che mantiene fino al 1929.
Nel 1915 interrompe la sua attività perchè chiamato alle armi presso Parma, ma dopo un mese viene rimandato a casa a causa di una grave malattia.
Sono anni di profonda riflessione per l’artista anche se ne rimangono solo poche opere per via dei suoi frequenti problemi di salute.
Tra il 1918 ed il 1919 si apre la grandissima stagione Metafisica che investe, quasi inevitabilmente, anche le opere di Morandi le quali continuano a dimostrare la sua rilevanza ed autonomia.
A poco a poco la critica inizia a dimostrare, attraverso articoli pubblicati sulle riviste di settore, il suo interesse per il giovane pittore.
Le sue opere, intanto, si fanno sempre più plastiche. Degli anni 1922-25 è una serie di paesaggi luminosi.
Sempre presente all’interno del dibattito culturale, partecipa alle due mostre del Novecento italiano alla Permanente di Milano del 1926 e del 1929, pur non partecipando direttamente alle vicende del gruppo di Margherita Sarfatti.
Morandi si avvicina anche al gruppo degli intellettuali della rivista “Il Selvaggio”, fondata e diretta da Mino Maccari, con i quali partecipa alla Prima Esposizione Internazionale dell’Incisione Moderna a Firenze nel 1927. Sulle riviste specializzate, intanto, la critica comincia a celebrarlo quale rappresentante della pittura italiana.
Nel 1928 presenta alcune acqueforti presso la Biennale di Venezia e, oltre all’Italia, Morandi espone frequentemente all’estero.
Nonostante non compia viaggi all’estero fino al 1956 si dimostra, dunque, sempre attento nei confronti delle esposizioni internazionali di rilievo.
Per quanto riguarda la sua carriera da insegnante, a dimostrazione della stima di cui gode, ottiene “per chiara fama” la cattedra di incisione preso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1930.
Oltre che alle Biennali veneziane partecipa anche alle Quadriennali romane, dove, nel 1931 e nel 1935, fa anche parte della commissione di accettazione. Per l’esplosione del “caso Morandi”, però, bisogna attendere fino all’esposizione del 1939, dove ha un’intera sala a disposizione per esporre: dipinti, disegni ed acqueforti, ottenendo il secondo premio per la pittura.
Nel 1948 vince anche il primo premio per la pittura alla Biennale di Venezia, nella quale l’artista presenta undici tele, realizzate tra il 1916 e il 1920, nelle sale dedicate ai “Tre pittori italiani dal 1910al 1920” accanto a Carlo Carrà e Giorgio De Chirico.
Pur continuando ad esse molto apprezzato in Italia, lo stile di Morandi raccoglie sempre più seguaci anche all’estero, nel nord Europa e negli Stati Uniti, dove ottiene importanti premi.
L’artista si spegne nel 1964, a seguito di una malattia.

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